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I consigli di Eugenio Finardi per i cantautori

EUGENIO FINARDI: CONSIGLI PER I CANTAUTORI

Siamo con Eugenio Finardi: Per chi volesse essere “cantautore” oggi, cosa consiglieresti?

Per me la prevalenza la deve sempre avere la musica, ci deve essere bella musica non ci sono storie! Dirò una bestemmia…ma Bob Dylan, il più grande cantautore americano, è un autore straordinario che io adoro, ma la sua voce non è bella…invece bisognerebbe dare attenzione a tutti questi aspetti…

Nel periodo in cui ha iniziato tu, unire il cantautorato al rock sembrava quasi un’eresia…

Infatti io sono nato come anti-cantautore!! Sono uscito nel periodo in cui c’erano i cantautori ermetici invece io sono venivo come Treves e Camerini dal rock e dal blues. Poi la grande onda degli ideali degli anni settanta ci ha coinvolto e ci siamo dati anche a testi diversi e “impegnati”, ma erano comunque brani completamente opposti a quelli dei cantautori classici. Noi eravamo musicalmente rock e non sulla scia dei cantautori francesi e nei testi invece che cercare ermetismi, poesia e carinerie dicevamo “pane al pane vino al vino”, dichiarazione di intenti…niente a che fare con la poesia ermetica!

Quando uno pensa al cantautorato italiano pensa a quello francese, invece può esistere anche un cantautorato prettamente rock…

Beh esiste anche il cantautorato russo, più aspro, che per esempio faceva riferimento al blues, però secondo me l’enfasi sul ruolo cantautorale in Italia ha portato a una distorsione perché è una non-specializzazione come quando vedi i ristoranti pizzeria cino-anglo-italiana. Ognuno deve fare quello che sa fare, come succede nella musica: i pezzi veramente grandi di solito li hanno scritti insieme ad altri, Mogol Battisti, Lennon e McCartney ecc, lo stesso De Andrè ha scritto quasi tutto con altri. Anche io spessissimo ho scritto con altri, in Italia ci vorrebbero pià rispetto per i ruoli ecco!

Eugenio Finardi dopo diverse tourneè acustiche torna nei club italiani con un tour completamente e puramente rock. Perché questa scelta?

In realtà era un sogno che avevo da tempo, quello di uscire con due chitarristi, ma stranamente la voglia mi è venuta mixando la colonna sonora di un dvd sul progetto di musica classica contemporanea dedicato a Vladimir Vysotsky… Mixandolo mi sono reso conto che, anche se suonato con strumenti classici, era veramente rock l’intenzione del mio canto che aveva quest’impatto. Da qui mi è venuta la voglia di fare un discorso anche rigoroso. In questi anni ho improntato ogni progetto al rigore, con Francesco Di Giacomo abbiamo fatto Fado, con gli strumenti e l’atteggiamento giusti, il blues, con Anima Blues -un disco straordinario che mi ha dato tantissime soddisfazioni- anche quello estremamente rigoroso. All’inizio i discografici mi dicevano perché non fai extraterrestre a blues? Ma siccome non si può mi sono ribellato, ho fatto la mia etichetta, mi sono liberato e questo rigore l’ho applicato sia nella musica classica contemporanea sia nel rock… nessuna sbavatura o citazioni a parte un tocco di reggae…

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