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La cura della voce: Franco Fussi

FRANCO FUSSI: LA CURA DELLA VOCE

Siamo con Franco Fussi, foniatra riconosciuto a livello nazionale e collabora con moltissimi personaggi del mondo della musica tra cui Laura Pausini.

Quanto e’ importante per un cantante curare la propria voce?
Un cantante consapevole è come un pilota di Formula 1 che sa dove mettere le mani quando il motore dà qualche problema, quindi il primo scopo nella cura della propria voce, aldilà della diagnosi e cura di lesioni delle corde vocali che possono capitare nel corso della carriera e degli studi, è quello di rendere il più possibile cosciente e autonomo il cantante nella gestione del suo mezzo vocale, attaverso l’apprendimento di norme di igiene generale che qui elenco:

– Peso corporeo: – mantenere il peso forma, evitando modificazioni rapide di peso corporeo (calo ma anche aumento ponderale), che alterano l’autopercezione; – dimagrire, se è il caso, con costanza e determinatezza, in tempi lunghi; – non attuare diete drastiche, soprattutto in carenza proteica, per evitare ipotonia muscolare

– Sonno:– rispettare il ritmo veglia/riposo anche in condizioni di tournée; – dormire la notte almeno sette ore; – privilegiare il riposo notturno rispetto a quello diurno

– Alimentazione: – rispettare il corretto apporto di proteine e fibre vegetali (per favorire il trofismo muscolare, il transito intestinale e l’apporto vitaminico). Soddisfare il proprio fabbisogno proteico nella prima parte della giornata, mediante una colazione o un pranzo energetico, non rinunciare a una ‘merenda’ pomeridiana, zuccherina e proteica, che permetta di andare in scena senza appetito, in buon bilancio energetico, non appesantiti: dunque, di massima apporto proteico lontano dalla performance e apporto glucidico vicino alla performance; – far presente che il reflusso gastroesofageo è considerabile una patologia ‘professionale’ per l’artista. L’incontinenza gastrica viene facilitata coricandosi subito dopo il pasto, sopportando alti livelli di ansia, esercitando eccessi di tecniche di appoggio diaframmatico, sollevando pesi; – non eccedere nei grassi e nei cibi a lenta digestione (che impegnerebbero a lungo lo stomaco, favorendo il reflusso gastrico); – coricarsi a distanza dai pasti (cioè a digestione ultimata) ; – non procurarsi il vomito volontariamente, per il rischio di danno alla mucosa della commessura posteriore glottica arrecato dal contatto coi succhi gastrici ; – saper riconoscere i sintomi che inducono un sospetto di reflusso. Sia vocali: (affaticabilità, perturbazione di segnale, ‘impoverimento’ armonico’ con qualità vocale ‘stimbrata’, decadenza della qualità con l’uso, scarsa prestazionalità vocale mattutina, sensazione di “durezza” vocale e difficoltà nel legato) che non vocali (senso di corpo estraneo ipofaringeo e di presenza di muco, dolore ipofaringeo localizzato alla deglutizione, desiderio di schiarire la voce e di tossire, diffuso senso di secchezza mucosa e calore, fame d’aria, tosse secca e stizzosa, singhiozzo); – non consumare bevande calde dopo l’uso prolungato della voce per evitare l’aumento della vascolarizzazione locale, con potenziamento di eventuali fenomeni di infiammazione.

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– Idratazione: – ricordare il giusto apporto idrico non solo immediatamente prima della performance. Suggerire di bere 2-3 litri d’acqua al giorno e aumentare tale apporto, in vista di una richiesta prestazionale, già da 1-2 giorni precedenti. Bere sufficientemente la mattina e il pomeriggio, per migliorare l’idratazione delle mucose in scena la sera; -non fumare e ridurre l’esposizione al fumo passivo; -in caso di ridotta salivazione, suggerire una idratazione abbondante facendo attenzione ai cibi aumentanti la salivazione e che vengono spesso inconsapevolmente usati in eccesso; controllare lo stato d’ansia, anche consigliando tecniche di rilassamento

– Attività motoria: esercitare uno sport o una attività fisica armonica; – praticare una disciplina favorente l’autocontrollo fisico e mentale; – non costringere l’addome in busti o guaine eccessivamente rigidi o stretti, che potrebbero impedire una presa aerea corretta e la messa in atto delle contratture di parete durante l’appoggio; – vestire comodamente; – portare tacchi di altezza non eccessiva e scarpe dalla suola larga, per facilitare l’appoggio a terra, l’allineamento fisiologico, evitando l’iperlordosi lombare e alterazioni posturali del piano glottico relative a calzate elevate.

– Allergie: -individuare allergeni responsabili di sintomatologie allergiche, pensando a dove e come può avvenire il contatto (costume, arredo di scena, alimento, ecc.)
Conoscere anche norme specifiche di igiene vocale relative a:

– Allenamento vocale: – discutere la durata delle lezioni di canto (non più di alcuni minuti consecutivi, con pause di riposo, per non più di 90 minuti totali giornalieri) ; nella vocalità scolastica o corale non oltre i 40 minuti di canto effettivo, con pause di recupero, per non più di 3 ore consecutive), per non superare i limiti temporali di affaticamento;

– Ambiente: – discutere il tipo di riscaldamento e la temperatura dei locali per indurre ad una adeguata umidificazione ambientale e ridurre la fonazione in tutte le situazioni a rischio disidratazione quali esposizione ad aria condizionata, vento o freddo intenso; consigliare di umidificare l’ambiente dove si soggiorna, specie nella camera d’albergo spegnere il riscaldamento, assumere vitamina A ed E, utilizzare idratanti delle mucose, decongestionare le vie aeree per favorire l’inspirazione nasale; – discutere i luoghi di performance, invitare a compiere prove in situazioni il più possibili simili a quelle di spettacolo, indicare l’utilizzo nelle prove degli eventuali microfoni, per ottenere attenzione ad un adeguato rapporto spazio/possibilità di amplificazione della voce

– Rumore: -discutere l’utilizzo di metodi non vocali di comunicazione per il contenimento della vocalità in situazioni ad alto rumore ambientale; raggiungere tecnicamente un buon controllo propriocettivo della qualità vocale, gestire delle tecniche atletiche di portanza se la fonazione è inevitabile

– Economia di gestione: – indurre il riconoscimento immediato di sintomi di affaticamento per la riduzione del surmenage non performativo

– Atteggiamento posturale: – discutere ed affinare il riconoscimento propriocettivo di eventuali alterazioni posturali in scena, in didattica e nella prova per promuovere adeguati aggiustamenti posturali nel mantenimento del corretto allineamento spalle-collo-capo

– Protezione vocale: – effettuare un adeguato riposo vocale dopo la prestazione e applicare tecniche di “raffreddamento” della voce. Parlare a lungo dopo l’uso professionale della voce (cena, occasioni sociali, conferenza stampa…) determina un sovraccarico del sistema, con un ritardo della veloce risoluzione della vasodilatazione fisiologica; – discutere le occasioni di difficile controllo dell’intensità di emissione vocale (mancanza di air-monitors, inadeguatezza dello spazio esecutivo, assordamento operato dagli strumenti); – non parlare abitualmente in ambienti rumorosi, per l’impossibilità di un buon autocontrollo acustico vocale con surmenage di intensità. Discutere sull’utilizzo obbligato della vocalità dopo la performance (necessità sociali, autopromozione, interviste, ecc.); – evitare di bere alcool, in particolare dopo o durante le performance, per evitare la disidratazione l’azione vasodilatatrice diretta sulle mucose con il potenziamento della flogosi da sforzo e l’aumento dell’acidità gastrica; – consigliare di non utilizzare la voce in corso di patologie interessanti le vie aeree (l’infiammazione rende più suscettibile la mucosa laringea all’insulto traumatico); – suggerire di interrompere l’attività vocale se compare disfonia; – insegnare una corretta metodica di riscaldamento e di raffreddamento vocale, il cui apprendimento può essere un gradito step dell’intervento riabilitativo. Informare comunque che interrompere la vocalizzazione senza un opportuno raffreddamento vocale induce permanenza di acido lattico nei tessuti; – discutere manovre corrette per tossire (capo centrato, mento al petto, inspirazione profonda, colppi di tosse isolati, tono grave), manovre antiperistaltiche di autodetersione faringea dalle secrezioni con deglutizione forzata in abbassamento del capo per migliorare il transito delle secrezioni retrofaringee; – discutere e correggere l’attitudine al “raclage”, azione traumatica diretta sulle corde vocali: raschiare o schiarire la voce è spesso manovra scaramantica prefonatoria ma può anche essere sintomo di reflusso gastroesofageo o di condizioni flogistiche croniche delle mucose faringolaringee

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– Lei da anni lavora con artisti del calibro di Laura Pausini e non solo, portando avanti una metodologia di lavoro volta al giusto utilizzo della voce e delle corde vocali. Quali sono gli errori piu’ frequenti che riscontra nei cantanti e nell’utilizzo della voce?
E’ molto facile incorrere in allievi confusi e complicati dall’aver intrapreso esperienze plurime di tecnica vocale. Il nostro compito è quello di dar loro dei punti solidi di conoscenza attraverso i quali poter valutare e conciliare le varie informazioni ricevute nella didattica. I problemi più frequenti vanno da precontatti edematosi bilaterali ai noduli cordali, segni di reiterazione cronica in tecniche vocali non economiche e non eufoniche, indicatori di apprendimento non corretto o, almeno, di cattiva gestione fonatoria nel quotidiano. Gli emergenti infatti spesso si affidano al talento trascurando la formazione, per cui le corde vocali vengono magari sforzate per un utilizzo sbagliato. Le patologie più frequenti sono infatti le lesioni da sforzo occasionale che possono andare da lievi edemi a emorragie sottomucose o anche polipi emorragici. Ma accanto alla patologia bisogna prendersi cura anche delle paure e delle insicurezze che una patologia organica infonde all’artista, rendendo razionale l’approccio (anche psicologico) al problema e dando loro gli strumenti terapeutici ma anche sostegno psicologico per continuare a sostenere una carriera.

– Quale consiglio darebbe a un giovane cantante emergente per non danneggiare voce e corde vocali?
Acquisire consapevolezza nell’uso del proprio strumento per saper gestire gli imprevisti del momento, come ad esempio il dover cantare con un cattivo ritorno acustico, evitare gli eccessi in “effetti speciali” estremi (growl, scream, registro di fischio, trascinamento delle tecniche belting su tutta l’estensione vocale), bilanciare i risuonatori e comprendere la differenza tra portanza e penetranza dell’emissione vocale, evitare di cantare in condizioni di flogosi delle alte vie aeree. Studiare, studiare, studiare.
Inoltre, fare sempre un adeguato riscaldamento vocale: una prova sperimentale della reale efficacia del riscaldamento vocale nell’ottimizzare la performance canora, è stata fornita dalla comparazione degli effetti degli esercizi di riscaldamento a breve termine rispetto a condizioni di riposo. Fisiologicamente, il riscaldamento non modifica i livelli minimi e massimi di frequenza fondamentale producibile (estensione), ma accresce il livello di pressione fonatoria per i toni acuti, cioè della minima pressione aerea sottoglottica necessaria per l’oscillazione dell’onda mucosa. Ciò dimostra che gli esercizi di riscaldamento vocale aumentano la viscosità delle corde vocali, favorendo così la stabilità dei toni acuti. Il concetto di riscaldamento non è limitabile alla sola pratica di emissione di vocalizzi ma riguarda la preparazione ‘atletica’ di tutto il corpo, attraverso le seguenti tappe, che necessitano in totale un tempo medio di 20 minuti: tecniche di concentrazione, detensione e tonicità muscolare del corpo, verifica degli automatismi dinamici respiratori, prontezza dell’intonazione e agibilità dell’estensione. Vale la pena ricordare che, in situazioni di debolezza o malattia, un accurato riscaldamento è la terapia più importante per non ridurre il rischio di danni. L’uso di intensità vocali elevate, la scarsa umidità dell’aria e l’esecuzione da seduti sembrano essere fattori non favorenti un corretto riscaldamento vocale. Le prime tre tappe sono eseguibili in meno di dieci minuti:

1) Pensare all’interno del proprio corpo e alle emozioni, scegliendo un posto dove sia possibile concentrarsi. Fare un rapida rassegna delle tensioni accumulate in giornata, per ristabilire la ‘neutralità’ corporea e potersi concentrare sulla voce e sul momento di entrata in scena.

2) Compiere qualche minuto di leggera ginnastica aerobica per migliorare la circolazione e il tono muscolare. Dopo pochi minuti compiere qualche esercizio di stretching col capo, le braccia, le spalle e i fianchi. Effettuare anche alcuni profondi sbadigli e scrollare braccia e gambe per liberarle dalle tensioni.

3) Controllare la respirazione, mantenendo il collo allungato in allineamento col dorso, la gabbia toracica espansa e le spalle abbassate, mentre si inspira silenziosamente con espansione dell’area epigastrica e costale laterale. Espirare lentamente, con atto lento e completo, verificando le capacità di controllo sulle dinamiche di appoggio e di sostegno diaframmatico. Ripetere per una decina di volte. Successivamente, riempire profondamente i polmoni con un atto inspiratorio ed eseguire una ventina di piccole inspirazioni ed espirazioni rapide, il più silenziosamente possibile, controllando i movimenti della gabbia toracica e dell’addome. Riposarsi e poi ripetere per 4-5 volte. Sostituire l’espirazione silenziosa all’emissione di /u/ aspirate. Bere se si avverte secchezza delle fauci.

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4) ‘Muovere’ la voce usando scale o arpeggi di uso comune durante lo studio, iniziando sui toni centrali della propria estensione, o una semplice melodia trasposta entro un range di comodità per la propria estensione, vocalizzandola con la sillaba /ma/ o /la/.

5) Raggiungere con gradualità le note più acute, fino a un tono o due sopra il range di estensione della parte; non concludere il vocalizzo senza esser tornati sui toni centrali.

6) Verificare che le posizioni (“maschera”) siano “a fuoco” e la voce sia risonante prima di lavorare sul volume.

7) Se la voce è pesante o sporca, compiere vocalizzi nasalizzati (facilitati dalle sillabe /mi/ e /ni/) per rendere più brillante la qualità vocale; se la voce è piccola o stridula realizzare maggior ampiezza nel cavo orofaringeo (facilitato dalle sillabe /lo/ /go/).

8) Se la voce fosse dura costringerebbe a spingere: ridurre l’intensità vocale ed evitare i toni acuti, applicando tecniche di rilassamento del tipo sbadiglio/sospiro e idratando le mucose.

9) Testare un brano del repertorio in tonalità d’esecuzione e intensità media, controllando l’allineamento posturale capo-collo-spalle-sterno e la gestione del respiro.

10) Allenare le procedure di riscaldamento a casa.

11) Utilizzare il vocal fry per saggiare la ‘viscosità’ della copertura cordale. L’esercizio del vocal fry è suggerito come manovra per ‘pulire’ le corde vocali da depositi di muco e per verificare la libertà e l’ampiezza dell’onda vibrante. Tuttavia è nostra esperienza assistere ad esecuzioni incorrette di tale registro con frequenti gradi di ipertono delle false corde e quoziente di chiusura aumentato. E’ allora indicato un controllo videolaringoscopico dell’uso di questo registro per indurre ad una corretta esecuzione, che può essere favorita dalla contemporanea richiesta di controllo del vocal tract con tecniche di sbadiglio o di ‘sob’.

12) Il riscaldamento effettuato con il trillo linguale o labiale, i “muti” (vocalizzi a labbra chiuse), l’utilizzo di emissioni nasalizzate, i vocalizzi con arrotondamento e protrusione moderata delle labbra, condotti su glissati, scale o arpeggi, e su tutta l’estensione vocale, inducono un adeguamento della funzione respiratoria in termini di rapidità di sostegno respiratorio, riducono le forze esercitate direttamente e medialmente sulle corde vocali, portano le corde a vibrare solo sul loro bordo libero in una sorta di registro medio che permette di verificare le “posizioni” senza “stringere la gola” e senza dar subito “volume” in registro pieno, e tonificano in lunghezza le corde stesse.

13) Glissati tra due ottave di estensione, su vocali anteriori come la /i/ e la /u/, inizialmente solo discendenti, poi anche ascendenti, prima con netta transizione tra voce “di petto” e falsetto, poi uniformando i registri con una emissione definita “mista”, allenano le variazioni tensionali delle corde vocali, indirizzate al principio allo stiramento del legamento vocale poi a tutto il muscolo. Tale procedura provvede al separato esercizio nell’attività dei due tensori delle corde, facendone saggiare il prodotto vocale della loro funzione prima separatamente (voce piena e falsetto), nell’ambito tonale loro più fisiologico, ed infine attuando la loro unione nell’emissione “mista”. Si evitano così difficoltà di realizzo di note di passaggio di registro. La manovra tende anche a polarizzare la prima formante sulla frequenza fondamentale aumentando l’udibilità vocale a favore di quello che i maestri definirebbero la “punta” del suono.

14) Esercizi a lingua protrusa in scale e sequenze vocaliche alternate /a-i/ , sono utili per creare coscienza nell’indipendenza tra le strutture fonatorie e quelle articolatorie, rilassare lingua e mandibola, concentrarsi nel mantenere una posizione laringea verticale stabile durante l’articolazione. Così anche tutti i vocalizzi che utilizzano sillabe inizianti per consonanti, specie /l/, /v/, /m/, /n/, cari a molti maestri di canto, allenano e facilitano l’abitudine a mantenere il suono in “posizione” indipendentemente dalla consonante che precede o segue.

15) I filati, o “messe di voce”, effettuati con cavità buccale non troppo aperta e con vocali prima anteriori e poi posteriori, pongono con calcolata gradualità in vibrazione la massa delle corde vocali; aiutano il cantante a bilanciare la tensione del muscolo con quella del legamento vocale; fanno esercitare la regolazione del crescendo e del decrescendo nel corso dell’emissione, ove i volumi polmonari sono ovviamente via via decrescenti; fanno infine lavorare tutti i muscoli intrinseci della laringe in rapporto coordinato con i mutamenti della pressione respiratoria durante l’emissione vocale.

16) Gli staccati in arpeggio realizzano la possibilità di iniziare la performance con voce pulita e pronta, stabilendo un modo dominante (registro pieno) di vibrazione delle corde vocali, a voce piena, ed allenano i muscoli abduttori ed adduttori, cioè quelli che determinano l’apertura delle corde (posizione respiratoria) e quelli che ne determinano la chiusura per l’atto fonatorio, simultaneamente ai muscoli tensori durante i cambi di altezza tonale.

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