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BLOG / TMF FESTIVAL NEWS

Intervista a Giordano Sangiorgi (patron del MEI)

 

Da tanti anni come MEI seguite direttamente cosa accade sulla scena italiana indipendente, puoi farci un quadro?

Il quadro dal punto di vista creativo è assolutamente esaltante. Stiamo infatti vivendo uno dei periodi piu’ felici dal punto di vista della qualità della proposta musicale  indipendente: c’è una nuova leva di cantautori che è paragonabile a quella della prima metà degli anni ’70, una grande attenzione verso le musiche della tradizione rinnovate in chiave dialettale con artisti che esportano la nostra musica all’estero e che ci raccontano le storie di vita quotdiana delle tante comunità presenti nella nostra ricca Italia, una scena rap e hip hop matura capace di raccontare in chiave attuale la condizione giovanile, e non solo,  del nostro paese, e -ultimo ma non ultimo- un rinnovato panorama indie rock che è cresciuto e che puo’ scrivere sia per i grandi artisti che per le nuove generazioni.

Il quadro è purtroppo al contrario totalmente desolante per quanto riguarda l’attenzione dei grandi network tv e radio che, compreso il servizio pubblico, emarginano culture, musiche e creatività che invece in Francia tutelano e sostengono con leggi e finanziamenti.

Sarebbe necessario e urgente un programma tv e radio, ufficiale- sui canali Rai,  capace di valorizzare finalmente le decine di migliaia di band e le centinaia di etichette discografiche indipendenti e autoporoduzioni, festival e club che sono il pilastro fondamentale della musica del nostro paese contro la globalizzazione.  Ma nessuno lo fa e si prosegue a puntare su volti e voci in un ritorno al vecchio che nel medio  periodo ci farà perdere ulteriori spazi sul mercato mondiale.

 

Un panorama in costante cambiamento: quali sono le direzioni verso cui ci si sta muovendo?

Gli artisti indipendenti, nella crisi complessiva che sta attanagliando la società attuale, -oltre a essere all’avanguarida nel lavoro sui social network e su progetti nuovi per le band come i siti che sostengono direttamente le produzioni degli artisti e quelli che fanno scambi di date, solo per citarne alcuni-  si stanno sempre piu’ direzionando, per avere risorse, verso la gestione totale delle loro produzioni, con il live che è al centro dell’attenzione, e con uno sguardo rivolto a un mercato piu’ ampio di quello nazionale.  Serve un sistema musicale italiano, fatto dalle istituzioni e dai centri di raccolta dei diritti, capaci di far pagare a monte le multinazionali di internet e della telefonia che sfruttano queste capacità e questi contenuti senza  pagarli, di poter avere quegli introiti che oggi mancano ai musicisti e poterli fare, avere a sostegno delle nuove produzioni indipendenti ed emergenti. Così si tutela e si sviluppa la produzione del made in Italy musicale oltre a finanziare un grande portale di musica italiana – in una gestione mixata tra pubblico e privato- che diventi un riferimento nel mondo per scaricare i brani piu’ importanti della tradizione musicale italiana, una delle piu’ importanti nel mondo fino agli anni ’60, ma che ogni giorno presenti anche tutte le novità della nuovoa scena musicale del nostro paese. Sarebbe un punto di riferimetno mondiale con un rilancio della nostra musica, con poca spesa, di grandissima portata. Se si abbinasse poi alla promozione del made in Italy turistico e produttivo nel mondo ne ricaveremmo grandi benefici.

 

Un mercato musicale che sembra in crisi, ma in realta’ e’ in continuo fermento…quali sono le alternative di comunicazione, produzione e diffusione musicale?

 

E’ in crisi di risorse perchè le multinazionali dieci anni fa invece di allearsi con internet per ricavarne quegli utili necessari per investire sulla musica hanno deciso di combatterlo: un po’ come se i costruttori di diligenze e gli allevatori di cavalli  avessero cercato di combattere lo sviluppo del mercato dell’auto e dei treni. Hanno perso come era logico e hanno fatto perdere passione a milioni di fans della musica in tutto il mondo per di piu’ nello stesso periodo facendo politiche sui cd assurde (prezzi alti di cartello senza concorrenza, compilation con un solo brano buono a fare da civetta e gli altri brutti, abbandono di qualsiasi ricerca sulla bellezza artistica e grafica della copertina del cd e del suo booklet, come accadeva un tempo con il vinile) disaffenzionando così del tutto un pubblico vastissimo che si è avvicianto maggiormente a internet. Hanno insomma distrutto un mercato fiorente.

E’ evidente che nessuno ha la palla di vetro per capire quali possano essere le alternative vere e concrete: ma è del tutto evidente che bisogna saper stare al passo coi tempi e diffondere la musica coi canali del tempo: come si è fatto negli anni ’60 con il mangiadischi, negli anni ’70 con le cassette, negli anni ’80 con i 33 giri e negli anni ’90 coi cd. Oggi Internet e la Telefonia, ma non solo, devono diventare il mercato di tutte le musiche. Da questo punto di vista ritengo che sia importante la grande rivoluzione delle webradio che permetterà a ognuno di poter ascoltare le proprie musiche e sarà del tutto attuata quando queste potranno anche vendere direttamente la musica che propongono. Dall’altro lato va incentivato un mercato del live che deve trovare la condizione favorevole attraverso un paese avanti culturalmente capace di essere interessato all’evento della muisca dal vivo, che pero’ deve diventare unico in ogni momento abbandonando tour seriali e identici in ogni citta’ come se  fosse la stessa : vanno personaloizzati a ogni passo e quindi si tratta, nel futuro della musica, di customizzare di volta in volta la propria proposta e radicarla nei diversi contenitori: internet, telefonia, videoclip, territorio e così via.

 

L’importanza della visibilita’ alle nuove proposte: quest’anno ospiterete sul palco il vincitore TMF 2010. Perche’ questa collaborazione?

Perchè credo che la musica cresca solo se si collabora tutti ognuno facendo la sua arte. Purtorppo una delle motivazioni per cui la msuica italiana e’ continuamente arretrata sui mercati mondiali è perchè non si è creato un sistema unico con alleati tutti i produttori e gli artisti insieme al mondo del pubblico, come Governo, Parlamento, Enti Locali, per promuovere la nostra musica in Italia e all’estero. Per esempio oggi c’è una grande necessità di poter riattivare un accordo con l’Ice per poter tornare a promuovere la musica italiana all’estero come fatto alcuni anni fa da tutto il settore insieme.

Ognuno marcia diviso con grande vantaggio per le multinazionali che non vogliono l’alleanza tra produttori e artisti nazionali ma li vedono bene divisi così da non poter esprimere politiche di filiera che abbiano una forte presa sul mercato. Ritengo quindi che ogni collaborazione come questa lanci un messaggio di unità e  collaborazione  indispensabile. Poi il Mei ha questa modalità di lavoro come “mission” visto che collabora realmente e concretamente durante tutto l’anno con centinaia di realtà del settore. Infatti, abbiamo fondato AudioCoop, l’associazione che rappresenta circa 150 marchi della nuvoa scena musicale italiana, e si è occupata di tutelare fino a ora i piccoli produttori e ha fondato il coordinamento nazionale degli Amici della Musica che rappresnta oltre 40 associazioni del settore e oltre il 75% del mercato musicale complessivo affinchè si possano fare politiche unitarie e di sistema.

 

Il MEI rappresenta una vetrina unica per la musica emergente. Cosa puo’ offrire a un musicista?

Una tre giorni meravigliosa , ritengo. Dove lo scambio di esperienze e conoscenza diventa unico e irripetibile e dove ognuno è contemporamente protagonsista e spettatore di cio’ che accade. Si sale sul palco ma poi si scende e ci si per dare vita a idee, progetti e collaborazioni. Si interviene a un convegno ma poi si ascoltano gli altri per capire cosa succede e come la pensano. Si presentano cd, libri e videoclip e si capisce cosa si sta muovendo nel paese. Insomma una grande Woodstock creativa di tutte le menti migliori della nuova generazione musicale indipendente degli ultimi 30 anni!

 

 

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