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Intervista a Robert Steiner: Consigli ai cantanti emergenti

Intervista a Robert Steiner, cantante, attore, autore, traduttore e adattatore di musicals, protagonista di Notre Dame de Paris, Il Conte di Montecristo e tanti altri musicals.

L’attività di Robert Steiner si divide da sempre tra teatro, televisione, cinema, radio e doppiaggio ma la musica ha dominato la maggior parte del suo percorso artistico, dandogli anche la soddisfazione di potersi esibire sui palcoscenici di Broadway.


Come hai iniziato?

La carriera di Robert inizia all’età di otto anni in Canada. Lavoravo come mascotte televisiva nella trasmissione di punta in Canada, presentavo, scrivevo i pezzi, facevo le interviste…diciamo che nel mondo dello spettacolo ho fatto tutto.
Dopo la televisione è arrivata la radio, poi il teatro, poi di nuovo la televisione, poi il cinema, poi di nuovo la radio –a sedici anni sono stato il dj più giovane del Canada- e poi di nuovo la tv.

E quindi la musica quando è arrivata?

Una mattina ero in redazione, scrivevo e all’improvviso entrò una mia collega tutta agitata perché aveva un’audizione…per un Musical. “Un Musical?” e lei mi rispose “cercano ragazzi che sappiano cantare e ballare, perché non vieni anche te?”. “Ma io sono stonato….non mi prenderanno mai!”. E invece mi presero per quello che poi è diventato il mio primo musical….

Quando dici la fortuna…praticamente un caso! Il tuo incontro la musica è stato fortuito!

Ma non è finita lì! Cantavo nel coro, ma poi la regista si è resa conto che cantavo meglio e più degli altri e mi propose un ruolo in un altro musical per un ruolo piccolo piccolo…e lì mi conobbe un altro regista che mi chiamò per Oklahoma e così via, insomma, dai 23 ai 25 anni alla fine pur prendendola come gioco feci cinque-sei musical.
E lì è scattato il mio amore per questo genere di Teatro che considero la forma d’arte più completa. Il musical parla a tutti, ti piace il rock? Ti piace la musica classica? Ti piace il pop? Comunque troverai il tuo musical!

In Italia è poco presente ancora la cultura del musical. Pensi sia difficile affermarsi qui? Quali sono le difficoltà che incontrano gli emergenti?

Da un punto di vista professionale in Italia è molto difficile. In America anche è difficile perché c’è molta concorrenza e di alta qualità, la preparazione lì è tale per cui hai tanta difficoltà a entrare perché c’è gente eccelsa, bravissima, sono tutti preparatissimi.
In America c’è tanta concorrenza dovuta alla qualità, in Italia, invece, c’è tanta concorrenza ma sleale, perché spesso ti trovi ad affrontare provini fasulli, o magari con persone che non sanno fare nulla ma sono “personaggi” conosciuti.
In Italia manca anche un forte sindacato, spesso i ragazzi si ritrovano a lavorare senza essere retribuiti, perché fa curriculum…Io non sono d’accordo. Gli artisti vanno trattati come dei professionisti, studiano 15 anni e devono essere trattai come professionisti veri e propri che fanno un mestiere. Un mestiere può essere anche la musica o il teatro!

E te come ti relazioni a tutto ciò?

Io sto facendo il Conte di Montecristo, che oltre a essere un mio bebè che ho fatto nascere più di dieci anni fa, sto coccolando, facendolo crescere come un vero musical americano, con persone che lavorano e la pensano come me, che si sono innamorate del progetto e ci stanno mettendo tutta la loro forza di volontà e passione.
Insomma ho una squadra pazzesca, un team che coinvolge circa 300 persone, alcuni tra i più grandi professinisti d’Italia, tra cui Francesco Marchetti che ha anche diretto l’orchestra del Festival di Sanremo, che collabora con la Warner per le musiche di Harry Potter, lavora con la Walt Disney e così via dicendo.
Un progetto teatrale, musicale o televisivo che sia va cresciuto, ci vuole la tecnica che va adottata per poter scrivere qualcosa di successo.
Il mio sogno è di dare vita una compagnia vincente…che possa creare un vero mercato di teatro di musical in Italia paragonabile a quello americano.

Nei tuoi spettacoli c’è una forte componente di artisti giovani, su quali basi vengono scelti?

La prima base è la preparazione, non ho ancora fatto un casting vero e proprio perché mi serviva un cast di gente estremamente professionale, ma cerco anche un forte umanità.
La macchina si regge molto sulle loro spalle e quindi è importante una grande umanità, perché l’artista deve essere a suo agio, rilassato, vivere in pace. Ci sono artisti fenomenali in Italia che però non si conoscono, è difficile in Italia farsi conoscere se non attraverso la televisione che spesso però svilisce le capacità dell’artista.
La prima cosa è la meritocrazia, se una persona merita va avanti, se una persona è raccomandata ma non vale con me non va da nessuna parte.Cerco la qualità!


Hai grandi progetti, insomma. Perché far parte della Giuria del Tour Music Fest?

Sono onorato di far parte di questa giuria. Ho aderito anche se mi sento sempre molto intimidito quando devo giudicare gli altri, perché sono un artista anche io. Per questo mi rendo conto dell’importanza della cosa, che l’importante è dare consigli, perché proprio essendo un artista so cosa serve sapere.
Spero che la mia esperienza possa essere messa a servizio di questi ragazzi, è la cosa più importante. Esistono opportunità, è un modo per farsi vedere e confrontarsi con persone che hanno la tua stessa ambizione e così crescere.
Oltretutto tra questi ragazzi ci potrebbe essere qualche futuro personaggio dei miei spettacoli.

Cosa consigli a un giovane emergente che vuole dedicarsi alla musica (sia essa in forma di musical o musica e parole)?
1: studia
2: studia
3: vedi consiglio uno e due
4: non credere nelle facili soluzioni!

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