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I consigli per i rapper: intervista ad Alien Dee

In questa intervista con Alien Dee, in vista della nuova edizione del Tour Music Fest, abbiamo raccolto i suoi migliori consigli ai rapper partecipanti da mettere in pratica per prepararsi ad un’audizione.

Selezionatore, coach e coordinatore artistico del Tour Music Fest per la sezione Rap/Hip-Hop, Alien Dee è il precursore del Beatbox in Italia. Nella sua carriera ha rappresentato il nostro Paese in gare ed eventi internazionali e collabora con i Colle der Fomento e moltissimi altri rapper del momento. In attesa della partenza della nuova edizione del TMF, lo abbiamo intervistato per farci raccontare il suo approccio al genere e farci dare i suoi migliori consigli che un rapper partecipante può mettere in pratica in vista di un’audizione.

Sei diventato da poco coordinatore della sezione Rap del TMF. Come ti vedi in questo ruolo, e quali sono i tuoi obiettivi?

L’obiettivo è quello di dare un contributo ancora più consapevole nella materia della musica Rap, specialmente in un momento storico in cui il rap e suoi derivati sono probabilmente la musica più popolare in Italia. Ma, cosa più importante, è la possibilità di poter seguire ancora da più vicino i ragazzi e i partecipanti, ed essere utile il più possibile, insieme ai miei colleghi, con dei consigli efficaci. Il rap è una materia specifica che viene da una cultura urbana di un certo tipo esplosa totalmente negli anni 80 e 90 e, come per tutti i movimenti culturali, è bene conoscerne la storia, i perché, gli aspetti sociali, antropologici e artistici. Così come la storia del rock, del metal, della musica classica, e mi sembra coerente e totalmente in linea con la professionalità che distingue il TMF, che ci sia una figura di riferimento anche per l’Hip Hop.

Perché hai deciso di sposare la missione del TMF? 

Ammetto di essere stato sempre, totalmente contrario e contrariato dal binomio musica/competizione. Tant’è che, a parte in un evento internazionale ad inviti, non ho mai partecipato a gare con la mia arte. Sono sempre stato in giuria. Dalla piccola battle locale fino ai mondiali.

Ammetto, infatti, anche di essere stato iper scettico quando Gianluca Musso mi invitò al mio primo Rap Camp in veste di coach, ormai 5-6 anni or sono. Sin dal primo Camp la mia vena di scetticismo si è notevolmente affievolita (attenzione: unicamente nei confronti del TMF e non del concetto generale del binomio sopracitato), quando ho capito che la parte “competizione” era solo uno degli aspetti della macchina del Tour Music Fest, e non è mai stato il suo intento principale. Il modo in cui si riesce a stare a contatto con i rapper partecipanti, in cui si cerca in diversi modi e con diverse fasi di dare consigli, seguirli, creare dei Camp ad hoc per le loro esigenze…tutto questo è quello che ho sempre pensato dovrebbe essere un team al servizio della musica e di giovani possibili futuri musicisti e cantanti. 

Veniamo alle dritte per i Rapper che parteciperanno al Tour Music Fest: Quali sono gli errori più frequenti che un rapper commette durante una performance live?

Nella capacità performativa, nell’ espressione e nella presenza scenica: questi sono gli “errori” più frequenti che si riscontrano. Ovviamente sono frutto di inesperienza, ma l’esperienza si fa col tempo e mettendosi in gioco, anche sbagliando. Esibirsi in una sala di musica, di fronte a non più di 5 persone non è facile né per il nuovo arrivato né per quello più esperiente. Questo è un aspetto che anche noi selezionatori siamo abituati a dover saper leggere nei partecipanti. Ma è lì che vogliamo che salti fuori la personalità: Noi selezionatori facciamo di tutto per mettere a loro agio gli artisti, in un clima sereno e disteso,  proprio perchè vogliamo vedere il meglio dell’artista, le sue capacità e le sue potenzialità, i requisiti minimi che servono a noi selezionatori per poter poi dare dei consigli efficaci e centrati per l’artista.

Quali sono gli aspetti di cu un Rapper dovrebbe, invece, tener conto dal punto di vista della produzione?

La cronologia degli eventi della propria vita, ecco cosa. La produzione è un punto di arrivo di un percorso artistico. Non si può partire con una produzione e poi lanciarsi all’arrembaggio nella vita da artista. La gavetta è sacra, il cammino è sacro. Conosco più di uno che ha fatto il percorso inverso. Produzioni di livello qualitativo alto e a seguire performances live di basso livello. Ed è normale se fai il processo inverso: sarebbe come chiedere ad un muscolo non allenato di alzare cento chili: il giorno dopo il tuo muscolo ne risentirà. 

Su cosa dovrebbe focalizzarsi un rapper che vuole seguire questa strada?

Studiare il passato, essere presente e fare il futuro. Ora mi spiego: studiare quello che  è stato l’Hip Hop e il rap dagli inizi. Essere presente, ossia cercare di partecipare il più possibile alle serate, alle jam, ai constest, vedere concerti, esserci. Esserci sempre, o il più possibile. Negli anni 90 c’erano pochi eventi legati alla cultura Hip Hop, eppure ci fiondavamo da ogni parte d’Italia ai raduni, ai party, 100 ore di treno e i risparmi di mesi, tutto per andare ad imparare da vicino da quelli più grandi, o a vedere come si stava su un palco. Fare il futuro vuol dire cercare l’originalità: col copia/incolla si sarà sempre secondi, o ancor peggio, terzi, quarti e omologati. Studiare “se stessi”, per distinguersi, garantisce una riconoscibilità perpetua. Somigliare ad altri ti fa essere uno dei tanti e con una durabilità limitata. E’ fisiologico. Non è una mia critica personale, è semplicemente l’andamento delle cose: in un enorme prato verde spiccano i fiori per bellezza, varietà di forme e colori. Hanno dei nomi, delle peculiarità, il resto, benché più o meno variegato, è solo prato, di colore verde.

Negli ultimi anni hai premiato i vincitori della categoria Rap. Chi ti è rimasto più impresso?

Porto gli esempi degli ex campioni della categoria Rap del TMF partendo dalla più fresca, la vincitrice del 2019: Lavinia Viscuso ci ha letteralmente staccati dalle sedie. Fuori pioveva e dentro a quella sala ha scatenato la tempesta. L’anno prima: A.M. Alessandro, 16 anni, a metà performance stavamo già con le lacrime agli occhi per la potenza espressiva. Ancora prima, FraBolo: lui ad esempio l’ho trovato in semifinale perché quell’anno non ero ancora selezionatore, appena ha aperto bocca e si è impadronito del palco insieme al suo dj, sentivo già che sarebbe arrivato molto in là. Ho citato solo i vincitori per rendere giustizia al risultato finale, ma tengo a specificare che ognuna delle persone che ha partecipato, e ancor più nello specifico quelle che hanno calcato il palco delle semifinali e finali del TMF sono assolutamente degne di nota sia per aspetti artistici che umani. Vincere/partecipare ad un concorso, ad una competizione, è solo una parte del gioco. Una competizione come il TMF ti può dare molto in altri termini, come l’esperienza, il confronto, la crescita artistica, senza parlare delle amicizie e delle collaborazioni che possono nascere. Questo è quello che cerco di trasmettere ai partecipanti così come ai vincitori, soprattutto affinchè non si sentano in qualche modo arrivati e soddisfatti: oggi è solo una delle belle esperienze che l’arte ti ha fatto fare. Hai vinto? Sei arrivato secondo? Quarto? Ultimo? Non è questa la parte importante. La parte importante è quello che farai da domattina per essere l’artista che vuoi.

Ma parliamo un po’ di te. Sei il più grande BeatBoxer di Italia e hai lavorato in alcuni dei migliori progetti in ambito rap italiano, cosa significa per te essere parte di un ambiente di questo livello?

Il livello alto mi dà la scossa. Ma è la stessa scossa che percepisco ancora oggi in un piccolo teatro, o di fronte a pochi ascoltatori. Grande palco o posto piccolo, la prima volta vent’anni fa davanti a poche persone, o l’ultimo concerto della scorsa settimana davanti a 2000 e più persone mi regalano sempre le stesse emozioni. Ma non sento la pressione del livello, ne sento più che altro la responsabilità. Per me il beatbox è sempre stato come un trucco di magia: è frutto di talento, allenamento e genio artistico, ormai è noto e non è più una novità del momento, e ciò nonostante lascia sempre a bocca aperta. Lo stupore: come nei bambini di fronte al mago. Sapere di poter regalare questa sensazione, l’adrenalina della magia, mi ha sempre dato linfa vitale.

Nell’edizione passata del TMF, hai premiato la vincitrice della categoria Rapper, Lavinia Viscuso. A breve inizierete a lavorare insieme sulla produzione di un brano. Con quale approccio affronterai questo percorso insieme e quali sono gli obiettivi?

L’approccio sarà sempre lo stesso: divertirsi e galleggiare fra le note e i ritmi. Lavinia ha vinto per un motivo molto semplice: conosce il passato, è presente ed ha una riconoscibilità futuribile. Ha un senso ritmico sopra alla media, è comunicativa ed ha padronanze canore di alto livello. Ed è per questo che, anche se non fosse stato pattuito sin da prima che il vincitore avrebbe collaborato con me in una produzione, probabilmente le avrei chiesto io stesso, in un futuro più o meno prossimo, di fare qualcosa insieme ugualmente. Siamo già in contatto e io sto già lavorando a qualche base, fatta rigorosamente in beatbox e che possa sposare il più possibile il suo stile. Cercherò di metterla anche il più possibile in difficoltà in modo da farle tirare fuori lati di se stessa che magari ancora non conosce. Più ostacoli metti, più è divertente, più è formativo. Ho sempre trovato le strade facili noiose e frustranti.

Le iscrizioni alla nuova edizione del Contest sono aperte e il calendario sta per essere svelato. Come può essere utile il TMF agli artisti emergenti della scena Rap?

Il TMF è utilissimo per comprendere molti degli aspetti che rendono un Rapper un artista. Insieme agli altri coordinatori stiamo studiando un metodo ancora più dedicato alla categoria, in modo da riuscire a portare i rapper emergenti nella direzione giusta, della cultura musicale, del valore di quest’arte e dell’importanza dello studio e della preparazione. 

Grazie Alien Dee. Ci vediamo in tappa al Tour Music Fest!

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